E' ragionevole supporre che contemporaneamente alla deduzione di Ariminum venne edificata anche la prima cortina difensiva, visto che la colonia sorse in un territorio ancora in mano ai Galli e quindi ostile ai coloni latini.
A fugare, comunque sia, ogni possibile dubbio sulla cronologia delle più antiche mura riminesi, ci viene incontro uno scavo condotto nel 1987, nei pressi dell’Arco d’ Augusto.
Questo ha fatto emergere, a 40 metri circa dalla porta più famosa, dallo strato precedente all’edificazione delle mura, tagliato dalla fossa di fondazione e dallo strato di riempimento della stessa fossa, materiali riferibili al periodo intermedio fra IV e III secolo Avanti Cristo (ceramiche volterrane e ad impasto grigio-scuro).
Le mura furono realizzate usando blocchi lapidei estratti localmente da cave situate nelle vicinanze dell’abitato, probabilmente da giacimenti di arenaria del colle di Covigniano.
Inoltre il fatto che l’aspetto formale della messa in opera, rimandi a precedenti già osservati nelle analoghe realizzazioni arcaiche laziali , può senz’altro significare che di quella regione fossero le maestranze a cui fu lasciato il compito di edificare il baluardo difensivo riminese.
I massicci blocchi di arenaria furono messi in posa orizzontalmente, pur non avendo una squadratura perfetta, mostrano un buon grado di adiacenza delle giunture poste verticalmente, ed evidenziano la presenza di “denti” a migliorare l’incastro con i blocchi attigui .
Proprio quest’accuratezza farebbe dire ai più, che la cinta riminese rientrerebbe nel quadro delle murature realizzate in Opera Quadrata, piuttosto che in pura Opera Poligonale.
E’ probabile, infine, che l’innalzamento della cerchia difensiva, abbia conosciuto un qualche rito sacro di fondazione, secondo quanto era in usanza presso i romani. Un’ ipotesi del genere, plausibile, è stata avanzata da Jacopo Ortalli, alla luce di inusuali ritrovamenti, nel corso del pluricitato scavo dell’1987.
Il ritrovamento in questione comprende 3 monetine bronzee, di cui una appartenente all’aes grave riminese con “testa di Gallo”, e la coppia rimanente due bronzi coniati della serie Ariminum.
Nello stesso contesto, in maniera quasi sovrapposta, sono emersi anche dei resti scheletrici incompleti di un cane, secondo Ortalli un volpino.
Tuttavia se è più che probabile l’interramento intenzionale delle tre monete, che vista la rarità difficilmente il loro ritrovamento associato potrebbe essere casuale; non altrettanto certo, invece, visti i pochi precedenti storici ed archeologici, è l’immolazione del “volpino”.
Infatti il sacrificio di cani non conosce precedenti nella spiritualità romana, inoltre il rinvenimento di altri resti faunistici avallerebbe la casualità di questa presenza, infine è impensabile che si offrisse alla divinità una bestia già dilaniata.
Fasi edili ed edificazioni delle mura romane
Nella costruzione della cinta muraria, come sopra esposto, vengono riconosciute queste tre fasi principali.